Stampa Tipografica

Il fascino dei caratteri che ci riportano in un’epoca fascinosa

La tipografia, stampa che produce testi stampati usando matrici composte da caratteri mobili, viene usata ai giorni nostri per la composizione di inviti di nozze, biglietti di nascita o per ricorrenze particolari.

Il fascino dei caratteri “di una volta”, le carte particolari e ricercate, le stampe a rilievo o a secco che ci riportano in un’epoca fascinosa in cui il dettaglio e la ricercatezza dei dettagli erano importantissimi.

Che cosa è la tipografia?

Se chiedessi a dieci persone diverse, prive di qualsiasi nozione di design, una definizione precisa di tipografia, sono sicuro che uscirebbero fuori svariate definizioni, più o meno astratte; c’è chi la confonderebbe con la calligrafiachi la identificherebbe come arte visiva, forse addirittura a chi penserebbe a lavori amanuensi.

Quindi cos'è la tipografia di preciso?

Partiamo da un qualsiasi testo, una frase come “Mi chiamo Antonino”: può essere scritta in un documento digitale come ho appena fatto, riprodotta da un sintetizzatore vocale, dipinta su un muro o stampata su un qualsiasi supporto — la frase non cambia mai, mentre cambierà sempre il modo in cui è trasmessa, che questo sia digitale, visuale o sonoro. Tuttavia, ogni volta che un testo è renderizzato o stampato, digitalmente o su un supporto fisico, entra in gioco la tipografia.  

Erik Spiekermann fornisce una eccellente definizione di tipografia - “Type is visible language” - che possiamo accettare senza essere troppo puntigliosi sul fatto che parli di type e non di typographyA corollario di questa definizione, la tipografia può essere definita come la tecnica di disporre il testo in modo efficace e corretto, sulla base di regole e convenzioni predefinite, così che il testo diventi linguaggio visivo.

Le origini della tipografia

Il termine tipografia ha origini antiche. Verso la metà del XV secolo Johann Gutenberg stampò il primo libro e ad inventò la stampa a caratteri mobili, tecnica che restò immutata fino al XIX secolo, quando venne inventata la prima compositrice meccanica.

La stampa tipografica si ottiene combinando carta, inchiostro, matrici e pressione. Gutenberg trovò nella carta il supporto ideale per la sua invenzione; la carta, al posto della pergamena, presenta molti vantaggi: la reperibilità delle materie prime, quantità infinita, risparmio di energia per produrla. In riferimento all’inchiostro, a Gutenberg si devono anche la ricerca e la realizzazione di un nuovo composto ottenuto sostituendo l’acqua con l’olio di semi di lino e altri componenti. La matrice (cliché) è la forma di stampare, la composizione manuale o meccanica dei caratteri mobili.

Per tipografia si intende quindi una procedura di stampa che produce testi per mezzo di caratteri mobili in rilievo o clichè inchiostrati. Il clichè è una matrice che contiene l’immagine da stampare, che una volta inchiostrati, vengono trasferiti sulla carta. I clichè possono essere composti di due materiali: zinco o fotopolimero. Quelli di zinco sono clichè che venivano usati anche in passato mentre i clichè in fotopolimero sono quelli maggiormente utilizzati al giorno d’oggi. 

Nel corso degli anni, e secoli, la tipografia subì diverse modifiche ed evoluzioni, arrivando al 1875 con l’invenzione, da parte di Robert Barclay, della stampa offset su stagno, processo adattato alla stampa su carta grazie a Rubel nel 1904.

Perché la tipografia è importante?

Una volta stabilita cosa sia la tipografia, possiamo iniziare a farci altre domande — per esempio a chi e a cosa serva, cosa può essere considerata buona tipografia, e soprattutto perché sia così importante. 

Ricordandoci ancora la sua funzione pratica, possiamo dire che la tipografia serva essenzialmente al lettore - parlo di un lettore reale e non ideale, un lettore con una soglia di attenzione bassa e con scarsa pazienza e predisposizione ad essere persuaso e coinvolto nella lettura, che cerca insomma un pretesto qualsiasi per divincolarsi e smettere di leggere. 

Una buona tipografia corrobora il testo, ne rinforza il significato e supporta il fine per cui quel testo è stato scritto, così da preservare l’attenzione del lettore. 

La dimensione del carattere

Qui tutto dipende da che tipo di supporto stiamo considerando: per le pagine stampate si stabilisce come standard per il corpo di testo una dimensione tra i 10 e i 12 punti, mentre per il web è raccomandabile una dimensione che va dai 15 ai 25 pixel. Il principale motivo è intuibile - guardiamo uno schermo da una distanza maggiore di quella da cui guardiamo un foglio stampato.

Altri tipi di testo sui più svariati supporti variano molto di dimensioni, ma come regola generale è bene non stampare mai niente sotto i 6-7 punti, anche in base al font che utilizziamo. La convenzione suggerita, ad esempio quella di stare nell’intervallo 10-12pt per un testo stampato, va presa come un valido punto di partenza, ma nulla vieta di impostare il corpo a 9.5pt o 9pt. 

È normale, infatti, che due font di famiglie diverse, seppur con le identiche impostazioni tipografiche — dimensione del corpo, interlinea, kerning, ect - abbiano un peso visivo differente, o per dirlo in modo semplicistico, occupino uno spazio diverso.

Le proprietà del testo

Volendo schematizzare al massimo, possiamo dire che un qualsiasi corpo di testo presenta quattro proprietà fondamentali che è bene saper maneggiare: la dimensione del testo, che indicheremo in punti per la stampa e in pixel per il digitale, l’interlinea, la larghezza del blocco di testo e la scelta del carattere tipografico.

Come prassi, sto sempre facendo riferimento allo stile di un corpo di testo, o body text, che è la parte più critica di ogni impaginazione, sia digitale sia stampata, per un semplice motivo: è anche la parte più consistente. Ogni progetto dovrebbe prima preoccuparsi di come rendere efficace il corpo di testo, e poi stilare tutti gli altri elementi di conseguenza.

Il designer di un carattere tipografico decide a monte quale sarà la conformazione del singolo carattere e le proporzioni all’interno della famiglia di font. Non voglio addentrarmi in tecnicismi e nozioni superflue, basti sapere che una delle proprietà fondamentali di un carattere tipografico è chiamata x-height e, com’è facile intuire, si riferisce proprio all’altezza della x minuscola.

Interlinea

L’interlinea è la distanza verticale tra due linee di testo. Per la maggior parte dei testi, l’interlinea ideale varia tra il 120% e il 150% della dimensione del carattere. Si tende a utilizzare un’interlinea più vicina al 120% in caso di paragrafi corti, viceversa un’interlinea più ampia per paragrafi più lunghi.

Larghezza del blocco di testo

Chiamata altrimenti line-length, non è altro che la distanza tra gli estremi destro e sinistro di un blocco di testo. Un blocco di testo eccessivamente lungo è faticoso da leggere per l’occhio umano, che non riesce così bene a seguire una linea retta - è appurato che durante la lettura l’occhio compia molti micro-movimenti - e poi riuscire ad andare a capo esattamente alla linea successiva a quella appena letta. La soluzione a questo problema è banale: va ridotta la lunghezza della linea. 

Ma di quanto? Sarebbe difficile stabilire una misura empirica ideale della riga, vista la varianza tra caratteri, mentre è più semplice stabilire un intervallo di battute da rispettare: di solito, si consiglia di scrivere il corpo del testo con righe tra le 40 e le 80 battute, spazi compresi, in modo da facilitarne la lettura.

Il carattere tipografico

La scelta del carattere tipografico ha un sicuro e immediato impatto visivo su tutto ciò che avete scritto, ma non ha maggiore rilevanza di una buona composizione e formattazione del testo stesso. Come detto prima, per la tipografia non c’è una soluzione universale e per il solito problema possono funzionare più soluzioni - allo stesso modo mi troverei in difficoltà a consigliare un font definitivo e universale. 

I motivi per cui un font professionale e progettato da un type designer è migliore di un altro font sono molteplici ma a volte nascosti: un font professionale ha al suo interno una collezione di glifi esaustiva — principalmente lettere accentate, tutti i segni di punteggiatura e legature - nonché possibili varianti per una stessa lettera e potete stare sicuri che spaziature e crenatura (o kerning) sono corretti.

L’altro pregio di un font professionale è la certezza di trovare al suo interno vari pesi (in aggiunta al regular o romansicuramente ci saranno altri pesi come il light e il bold) e anche diversi stili (oltre al corsivo ci possono essere varianti compressed o extended). È bene sapere che la versione bold di un font non è semplicemente il font base con dello spessore extra applicato meccanicamente, né la versione italic o corsivo è creata con una trasformazione geometrica dei caratteri - sono in tutto e per tutto dei font creai appositamente per quella variante.

 

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